«Mettiamo a valore quello che abbiamo, un territorio di novanta chilometri quadrati in cui la natura è rispettata», così Donato Di Stefano sindaco di Brienza, una cittadina in provincia di Potenza in cui si può vivere ancora a misura d’uomo.
E’ recente la notizia di un finanziamento di 5 milioni concesso direttamente dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, nell’ambito dei PON culturali della Comunità Europea. Attualmente sono allo studio vari progetti per la città, quello che è importante tiene a sottolineare il sindaco: «Siamo entrati nel circuito dei finanziamenti». Il 5% verrà reso immediatamente disponibile per i progetti esecutivi per la realizzazione delle opere, la qual cosa non è sempre scontata, se non in casi del tutto particolari. Verrà realizzato anche un parco letterario che sarà il settimo in Basilicata, avendo avuto l’assenso della società Dante Alighieri. Il più illustre concittadino è stato Mario Pagano, al quale è stata dedicata la biblioteca e una statua in bronzo sulla piazza del Municipio, ex convento, palazzo nel cui chiostro sono ancora visibili affreschi che andrebbero recuperati.
Il Borgo antico con alla cima il castello – che sarà destinato ad attività multidisciplinari – è tutto un cantiere, basta rivolgersi al Comune per prenotare una visita guidata gratuita con giovani esperti del luogo. Tanti i palazzi appartenuti a famiglie nobili o borghesi che hanno lasciato in questi edifici il tangibile segno della loro presenza, come il palazzo Paternoster di un’antica famiglia di giuristi. In corso vi è il recupero degli antichi mulini, con la sistemazione della centralina elettrica sul fiume. Quindi il motto creato dalla regione, che si presenta come un territorio di contrasti e forti armonie: “Basilicata bella scoperta!” in questi luoghi ha un senso, tante sono le cose antiche e moderne da scoprire. Fra queste ultime i ponti tibetani, a quattro chilometri da Brienza, inaugurati lo scorso mese che consentono l’attraversamento di una valle in tutta sicurezza con un’imbragatura adeguata. Il percorso dei ponti tibetani di Sasso di Castalda parte dall’area a valle del suggestivo centro storico. Il primo ponte è lungo 95 metri sospeso a circa 70 metri di altezza, attraversandolo si giunge alla sponda opposta su un versante caratterizzato da formazioni geologiche caratteristiche. Percorrendo il sentiero lungo la sponda del “Fosso” si supera la cappella votiva e si raggiunge in 15 minuti la partenza dell’impressionante “Ponte alla Luna”. Con una campata unica di ben 300 metri e, sospesi nel vuoto a 120 metri di altezza dal torrente sottostante, si raggiunge letteralmente attraverso l’aria, il rudere del castello che domina dall’alto il villaggio. All’arrivo una sky-walk in vetro sospesa sul ponte e un belvedere attrezzato con un panorama mozzafiato delle montagne circostanti.
In una cittadina così suggestiva non poteva che esserci una struttura per i turisti altrettanto affascinante: Il B&B “La Voce del Fiume”, antica dimora di charme totalmente e accuratamente ristrutturata dall’Avvocato Rocchina Adobbato, la quale è un’imprenditrice che definire coraggiosa sarebbe limitativo, la stessa affianca alla professione forense l’amore per la sua terra. Un’opportunità dunque ma anche una sfida, appena sette le camere arredate con gusto e ricolme di oggetti insoliti (in una vi è la culla di Rocchina) con ogni confort e letti con baldacchino.
La “casa” – che fa sentire veramente “a casa propria” – offre tanto, la colazione è a base di prodotti davvero naturali con squisite torte preparate personalmente da Rocchina che ci racconta la legenda della “Dama Bianca”.
Si narra che intorno alla metà del 1300, nel castello Caracciolo di Brienza, vi abitasse una donna bellissima chiamata Bianca. Amava accogliere nella sua dimora i suoi ospiti e amici più cari dando delle grandi feste, alle quali partecipava indossando sempre dei meravigliosi gioielli. La leggenda vuole che il suo immenso tesoro fosse custodito in una stanza segreta del maniero che possedeva precisamente 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno. La stanza del tesoro era la numero 366, solo Bianca e la sua ancella erano a conoscenza del tragitto per accedervi. Bianca fu rapita da pirati che la portarono ad Algeri. Si racconta che il suo tesoro sia ancora nascosto in quella stanza segreta. Molti hanno tentato inutilmente di trovare il tesoro. Dalla dimora storica “La Voce del Fiume” si narra che diparte un cunicolo tra la roccia e che porta direttamente al castello … che sia la strada per raggiungere il tesoro? Un gruppo di speleologi hanno cercato di percorrere il cunicolo ma si sono fermati dopo alcuni metri. Dunque andiamo anche noi alla ricerca del prezioso tesoro che noi abbiamo già trovato: un fine settimana all’insegna del vero relax dove si può vivere a misura d’uomo (o di donna ) !
Harry di Prisco